Oggi, 25 ottobre ricorre la memoria
del Beato Carlo Gnocchi
Da casa propria è possibile far visita "virtualmente"
al santuario che accoglie le sue spoglie e all'annesso museo
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Di seguito uno stralcio "Don Gnocchi e Montesiro" , Ufficio Comunicazione Fondazione Don Gnocchi
"Due miei figli li hai già presi, Signore. Il terzo te l'offro io, perché tu lo benedica e lo conservi sempre al tuo servizio". Era una donna forte dalla fede salda, mamma Clementina, vedova Gnocchi. Morto il marito, marmista, e morti giovanissimi i primi due figli, Mario e Andrea, era rimasta sola, nella casa di Montesiro, con il terzogenito, Carlo. "Era una famiglia molto praticante - racconteranno anni dopo vicini e parenti -. Specialmente la madre, che sembrava crescere nella fede a ogni nuova prova o disgrazia che la vita le regalava…".
Carletto Gnocchi era un bambino vivace e aperto, allegro e un po' birichino, fin da piccolo dotato di una spiritualità sincera. Niente di strano che a un certo punto manifesti la volontà di farsi prete. A Montesiro, il paese della zia, era tornato spesso, nei periodi di vacanza.
Qui, fin da piccolo, aveva trascorso i periodi di convalescenza, lui di salute così cagionevole… Qui, soprattutto, aveva stretto amicizia con il coadiutore locale, don Luigi Ghezzi, che stimò e apprezzo fin da quando, ragazzino, gli serviva Messa, devoto e zelante chierichetto. Fu, in parte, lo stesso don Ghezzi a coltivare la chiara vocazione al sacerdozio del giovane Carlo Gnocchi: tra i due nascerà un rapporto fraterno che durerà negli anni futuri.
E proprio a Montesiro, nel cuore della Brianza, don Carlo Gnocchi celebrò la sua prima Messa il 6 giugno 1925.
In paese, dove da anni non si verificava un evento simile, fu festa grande. Tutti gli abitanti si riunirono attorno a quel giovane prete che aveva occhi tanto ardenti e parole tanto calde da attrarre fino a rimanerne scottati. Tutti - raccontano le cronache del tempo - parteciparono alla festa portando doni e acclamando il novello sacerdote.
Scriverà anni dopo don Carlo, a proposito del periodo trascorso a Montesiro: "La vita religiosa del paese, buona sì ma un po' meccanica e tradizionale, si ridestò presto a forme agili, moderne e coscienti. Il decoro del culto divino, il canto sacro, l'istruzione del piccolo clero, l'abbondanza della predicazione e la frequenza ai sacramenti furono i capisaldi della ripresa. Come un fuoco cui venga data l'esca abbondante di una bella e asciutta fascina.
La chiesa divenne la grande e amata scuola di tutto il buon popolo, che si appassionava di quelle belle e interessanti novità. Aria nuova e fremente circolava nelle anime.
Tratteggiata a colpi di pennello c'è tutta la visione di Chiesa che era propria di don Gnocchi. Che alle Olimpiadi ci andò davvero: le Olimpiadi dello Spirito e della Carità. Uscendone trionfatore.