Quando Paolo nel suo viaggio missionario in Asia Minore si trova a Troade, riceve la visione del Macedone, che lo supplica di sbarcare nell'Europa per portarvi il Vangelo. Una voce, una visione, un'obbedienza che parte sempre dall'ascolto e si fa risposta coraggiosa.
Nella nostra vita quella voce deve determinare le nostre scelte! E' la voce della croce che chiede prima o poi, di lasciarci potare dalla mano del giardiniere , il Signore Gesù. Dove la potatura è sempre per la rifioritura e mai per la stroncatura...
Questo chiede a ciascuno di saper intravedere oltre la fragilità del tralcio potato; il contadino non guarda mai il tralcio che cade per terra. Sa invece intravedere con il suo cuore attento sul tralcio che rimane, l'abbondanza del raccolto. Non lo vede ancora, ma lo intuisce e lo intravede.
Che cosa è la croce se non quella lente che mi allunga lo sguardo? Quella forza che mi fa tagliare i rami superflui, pur nell'inevitabile dolore? Quell'amore che ti aiuta a lasciarti potare dalle mani sapienti di Dio?
Ma nel no dello Spirito sulla nostra strada, sappiamo leggere anche la Grazia di accogliere i limiti spesso evidenti. Non pretendiamo la perfezione; saggezza invece è accogliere difetti, contesti difficili, scegliendo i più piccoli e poveri, "piegandoci alle cose umili, senza farsi un'idea troppo alta di noi stessi.." (Rm 12,16)