Venerdì 29 aprile in Basilica a Besana si è svolta la veglia di preghiera per tutta la zona di Monza in preparazione alla beatificazione di Armida Barelli e don Mario Ciceri. E’ stato un momento intenso, ben curato e animato dai canti del Coro Giovani della nostra Comunità Pastorale. E per raccontare qualcosa dei due nuovi beati vogliamo partire proprio dai giovani ai quali i due nuovi beati hanno dedicato la loro vita.
Armida Barelli, su richiesta del Cardinale Ferrari, fu infatti invitata a guidare la Gioventù Femminile Cattolica Milanese, un’esperienza completamente nuova dedicata a ragazze e giovani donne che potevano diventare, finalmente, protagoniste attive dell’evangelizzazione e non solo oggetto di cura pastorale da parte della Chiesa. Successivamente, su invito questa volta di Papa Benedetto XV, fu chiamata a portare l’esperienza milanese su tutto il territorio nazionale.
Fondamentale fu poi il suo ruolo, insieme a padre Agostino Gemelli e a Ludovico Necchi nella nascita dell’Università Cattolica di Milano. Era un progetto non da poco: servivano spazi, persone, risorse e Armida Barelli trovò il modo di renderlo realtà concreta. Si prodigò nella raccolta fondi, trovò un piccolo edificio e il denaro per acquistarlo e volle fermamente intitolare il nuovo ateneo al Sacro Cuore, a cui lei era devota. Il 7 dicembre 1921 viene inaugurato il primo anno accademico.
Don Mario Ciceri individuò nei ragazzi e nei giovani il campo privilegiato di azione per formare delle coscienze rette e forti; gli strumenti di cui si avvalse furono l’oratorio e l’Azione Cattolica. Accanto all’impegno di sistemare e arricchire le strutture esistenti, improvvisandosi di volta in volta muratore, imbianchino, falegname, elettricista, si prodigò per creare iniziative nuove per la sua gioventù. Nascevano così la Messa dello scolaro, che si celebrava ogni mattina prima delle lezioni; l’oratorio festivo e quello feriale estivo; le compagnie teatrali, i corsi di musica e canto. Non smise mai di stimolare i giovani a crearsi una cultura ampia per arricchire la comunità di persone capaci di mettere i propri talenti a servizio degli altri.
Come ha detto il nostro Arcivescovo “Entrambe queste figure ci richiamano l’importanza di investire tempo e risorse nell’educazione. Stando a contatto con i giovani e le giovani del tempo prepararono il terreno alla pace e alla ricostruzione morale e materiale del Paese. Armida Barelli e don Ciceri testimoniano come la comunità cristiana non debba ridursi alle proprie strutture interne, ma debba promuovere partecipazione e formazione. Le persone costruiscono la Chiesa”.
Venerdì 29 aprile in Basilica a Besana si è svolta la veglia di preghiera per tutta la zona di Monza in preparazione alla beatificazione di Armida Barelli e don Mario Ciceri. E’ stato un momento intenso, ben curato e animato dai canti del Coro Giovani della nostra Comunità Pastorale. E per raccontare qualcosa dei due nuovi beati vogliamo partire proprio dai giovani ai quali i due nuovi beati hanno dedicato la loro vita.
Armida Barelli, su richiesta del Cardinale Ferrari, fu infatti invitata a guidare la Gioventù Femminile Cattolica Milanese, un’esperienza completamente nuova dedicata a ragazze e giovani donne che potevano diventare, finalmente, protagoniste attive dell’evangelizzazione e non solo oggetto di cura pastorale da parte della Chiesa. Successivamente, su invito questa volta di Papa Benedetto XV, fu chiamata a portare l’esperienza milanese su tutto il territorio nazionale.
Fondamentale fu poi il suo ruolo, insieme a padre Agostino Gemelli e a Ludovico Necchi nella nascita dell’Università Cattolica di Milano. Era un progetto non da poco: servivano spazi, persone, risorse e Armida Barelli trovò il modo di renderlo realtà concreta. Si prodigò nella raccolta fondi, trovò un piccolo edificio e il denaro per acquistarlo e volle fermamente intitolare il nuovo ateneo al Sacro Cuore, a cui lei era devota. Il 7 dicembre 1921 viene inaugurato il primo anno accademico.
Don Mario Ciceri individuò nei ragazzi e nei giovani il campo privilegiato di azione per formare delle coscienze rette e forti; gli strumenti di cui si avvalse furono l’oratorio e l’Azione Cattolica. Accanto all’impegno di sistemare e arricchire le strutture esistenti, improvvisandosi di volta in volta muratore, imbianchino, falegname, elettricista, si prodigò per creare iniziative nuove per la sua gioventù. Nascevano così la Messa dello scolaro, che si celebrava ogni mattina prima delle lezioni; l’oratorio festivo e quello feriale estivo; le compagnie teatrali, i corsi di musica e canto. Non smise mai di stimolare i giovani a crearsi una cultura ampia per arricchire la comunità di persone capaci di mettere i propri talenti a servizio degli altri.
Come ha detto il nostro Arcivescovo “Entrambe queste figure ci richiamano l’importanza di investire tempo e risorse nell’educazione. Stando a contatto con i giovani e le giovani del tempo prepararono il terreno alla pace e alla ricostruzione morale e materiale del Paese. Armida Barelli e don Ciceri testimoniano come la comunità cristiana non debba ridursi alle proprie strutture interne, ma debba promuovere partecipazione e formazione. Le persone costruiscono la Chiesa”.