Anche se tremendo, è fecondo rileggere le sagge parole di ammonimento che aveva lanciato il papa Giovanni Paolo II, prima dell'inizio delle ostilità in Iraq:
"Chi decide che sono esauriti i mezzi pacifici che il diritto internazionale mette a disposizione, si assume una grande responsibilità, davanti a Dio, alla propria coscienza ed alla Storia!"
Un ammonimento profetico, che va ora trasformato in un ulteriore impegno di pacificazione, contro le guerre 'a pezzi' che nel mondo si stanno combattendo.
Cresca la consapevolezza che solo la pace crea la pace, che solo il dialogo produce futuro, che solo la tolleranza e non la cancellazione dei simboli religiosi garantisce una società più libera e più giusta. Per cui è necessario cambiare strategia.
Anche contro il terrorismo, non serve lanciare solo appelli, ma occorre cambiare il cammino del nostro cuore e l'indirizzo della nostra civiltà. Non costruire muri, ma innalzare ponti!
Ponti tra cuori divisi, ponti tra generazioni. Ponti tra culture e lingue e colori diversi. Ponti tra comunità parrocchiali-pastorali e territorio, tra persona e persona.
"Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio" ha detto Gesù!